Eddo Rugini ha dedicato gran parte della sua carriera scientifica all’attività di ricerca pionieristica nel settore delle innovazioni biotecnologiche in piante arboree, in particolare nel settore della propagazione in vitro e modificazioni genetiche (Ogm) di varietà di olivo con geni utili per potenziare la loro capacità di difesa nei confronti di stress biotici e abiotici, nonché per utilizzo delle stesse a finalità salutistiche.
Nel 2012 lo Stato italiano lo costringeva a distruggere, col fuoco, oltre 350 piante arboree già da dieci anni in campo, frutto di una sperimentazione trentennale finanziata e autorizzata dallo stesso, impedendogli di raccogliere i risultati finali che si prefiguravano già molto interessanti.
Per rimediare parzialmente al gravissimo danno ha dovuto alienare le piante di olivo e kiwi, fortificate con un gene comune a tutti i vegetali e per giunta omologo a un gene umano, a una società americana per lo sfruttamento commerciale, la quale non ha esitato ad allevarle in Usa e a usare le loro foglie, previa autorizzazione del comitato etico, in indagini tutt’ora in corso come integratore alimentare su pazienti affetti da malattie neurodegenerative.
Da allora ha continuato a opporsi con fermezza alle limitazioni imposte dallo Stato, per evidenti ragioni ideologiche, alla sperimentazione in campo aperto in Italia di tali piante, con una conseguente e grave discriminazione dei ricercatori italiani nei confronti di tutti gli altri nel mondo.
Per tentare di sensibilizzare i decisori politici relativamente a questa ingiusta decisione e per denunciare la loro scarsa attenzione nei confronti della scienza e degli scienziati, in particolare dei numerosi precari nel settore della ricerca, ha restituito al Presidente della Repubblica l’onorificenza di Commendatore della Repubblica.
Per i suoi numerosi meriti, e per un costante impegno nelle attività di ricerca, ha ricevuto nell’ambito della dodicesima edizione di Olio Officina Festival il Premio Olio Officina Cultura dell’Olio, la cui targa recita: “Impegnato in una ricerca pionieristica nel settore delle innovazioni biotecnologiche – nell’ambito della propagazione in vitro e delle modificazioni genetiche di varietà di olivo, con geni utili per potenziare la capacità di difesa nei confronti di stress biotici e abiotici, nonché per impieghi con finalità salutistiche – lo Stato italiano lo ha dapprima finanziato e autorizzato in una sperimentazione trentennale per poi tradirlo imponendo la distruzione delle piante e impedendo di raccogliere i risultati finali della ricerca. Così, da eroe, ha continuato a opporsi con fermezza alle limitazioni di natura ideologica e denunciato nel contempo le gravi discriminazioni subite dai ricercatori italiani”.
In apertura, foto di Olio Officina©