Non è uno sfogo, quello che pubblichiamo, ma un serio e preoccupante allarme, quello lanciato dall’imprenditore salentino Giovanni Melcarne, tra i pochi che per anni ha reagito prontamente, e con le proprie risorse, fronteggiando l’inesorabile avanzata della Xylella fastidiosa, la quale per inadempienza dello Stato ha decimato in questi anni ettari ed ettari di oliveti, rendendoli oggi un tetro paesaggio cimiteriale.
L’atto d’accusa mette in evidenza le inadempienze e le gravi colpe di un Paese che non ha saputo né voluto reagire. Molte le incongruenze delle Istituzioni, non ultima la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, QUI, dell’articolo 26 della legge regionale 52 del 2019 che autorizzava nelle aree infette dalla Xylella l’impianto di “qualsiasi essenza arborea” in deroga ai vincoli pesaggistico-colturali. Dinanzi alla pessima gestione dell’emergenza Xylella da parte dello Stato, l’idea che per tutelare un paesaggio si debba da un lato desertificare un territorio, dall’altro penalizzare le imprese, resta un comportamento quanto mai deprecabile.
L’ATTO D’ACCUSA
Un terreno di proprietà della mia famiglia è in zona sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico.
È un oliveto da ottant’anni anni, oggi distrutto da Xylella.
Nei prossimi mesi procederò all’estirpazione dei “cadaveri”.
Vorrei piantare un ficheto, proprio come era classificato all’origine.
Bene. Si fa per dire.
Non lo posso fare per i vincoli che impongono forti limiti sul cambio colturale e quindi il terreno resterà senza copertura arborea, con tutto ciò che ne consegue…
Il responsabile di tutto ciò è il ministro Dario Franceschini, che, nonostante anni di sollecitazioni, non ha mai voluto aiutare il Salento.
Mi fermo qui, per ora!