Il patto di filiera tra Carapelli e Confagricoltura spiegato bene

Riportiamo, quale utile riflessione per la filiera olivicolo-olearia, l’intervento che Anna Cane ha tenuto martedì 14 febbraio 2023 a Roma, nel suo ruolo di Scientific & Public Affairs Director di Carapelli Firenze, gruppo Deoleo, nell’ambito del convegno “Olio Evo, Confagricoltura e Carapelli Firenze: l’accordo di filiera premia i produttori e consumatori”.

 

L’accordo di filiera del 2018 pensato per promuovere la produzione e la filiera dell’olio di oliva extra vergine italiano, siglato da Carapelli Firenze e Confagricoltura, era nato dall’esigenza di trovare un nuovo modo di lavorare tra Carapelli Firenze e il mondo della produzione, che generasse vantaggi a entrambe le parti, con l’obiettivo primario di stabilizzare, in ottica pluriennale, il prezzo di mercato, sempre soggetto a forte volatilità.  Un altro obiettivo importante riguarda la valorizzazione della filiera oleicola italiana e la garanzia di autenticità e qualità per il consumatore.

Così, riassumendo per punti, l’accordo ha previsto:

aspetti economici (una premialità sul prezzo di mercato e l’impegno di acquisto da parte di Carapelli – il valore al consumo dell’olio frutto dell’accordo è di circa 25 milioni di euro);

aspetti qualitativi (una serie di standard di qualità restrittivi, tra cui un profilo organolettico ben definito, acidità molto bassa, max 0,3, un contenuto minimo di polifenoli e residui di fitofarmaci più restrittivi rispetto ai limiti europei);

aspetti logistici (necessità di maggiore aggregazione del prodotto con sistemi logistici che proteggano la qualità)

tracciabilità certificata sia in termini di provenienza che di cultivar (nuove tecnologie per la tracciabilità);

certificazione di sostenibilità secondo un protocollo aziendale molto rigido verificato e certificato da Interteck.

L’accordo ha rappresentato per Carapelli Firenze una logica conseguenza della sua strategia di sviluppo del segmento premium 100% Italiano, declinato in varie forme (tracciato, sostenibile, bio, non filtrato). Mi preme sottolineare che un’azienda come la nostra opera con logiche diverse da un mero acquirente di materie prime, ma ha il consumatore al centro delle sue attività e con il nostro lavoro rispondiamo alle aspettative del consumatore. Non vendiamo solo olio d’oliva, ma portiamo la Dieta mediterranea nel mondo.

Una ricaduta importante è stata quella di poter contare su operatori “di fiducia”. Si è usciti dalla logica di cliente-fornitore e si è passati a quella di partner. Si sono creati nuovi stimoli per le nuove generazioni di olivicoltori. È stato molto interessante vedere l’entusiasmo e l’energia dei giovani olivicoltori e frantoiani, molto più aperti a innovazione e collaborazione.

Si è lavorato insieme per alzare l’asticella della qualità: questo è un impegno che sentiamo molto forte come azienda leader. Carapelli Firenze si è rivelata molto esigente in termini di qualità, soprattutto organolettica, e di parametri di sostenibilità. Tutto ciò ha comportato diverso lavoro tra le parti e si sono rese necessarie diverse fasi di allineamento tra le parti. Non è sempre stato facile far capire le nostre esigenze di qualità, ma alla fine riteniamo di aver dato un contributo alla filiera anche in termini di formazione e accrescimento di competenze sia per quanto riguarda l’area qualità che quella di sostenibilità. Il frutto del lavoro dell’accordo è ben visibile nel prodotto 100% Italiano Il Nobile – che negli ultimi cinque anni è cresciuto del 50% e le famiglie consumanti sono cresciute del 20%

Con orgoglio possiamo dire che la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili, attraverso il lavoro di questi cinque anni, è già iniziata. Occorre potenziare gli sforzi nella area della comunicazione e dell’informazione al consumatore, come abbiamo sentito anche nella relazione del dottor Pasquale Di Rubbo, e in questo senso ci rendiamo disponibili a collaborare con gli organi istituzionali sia europei che nazionali offrendo la nostra esperienza sul campo.

Sicuramente c’è ancora lavoro da fare in ambito economico. Il nostro obiettivo è una vera sostenibilità economica della filiera, che va oltre la premialità già riconosciuta. Dobbiamo approfondire lo studio economico della filiera per conoscere in modo più preciso la baseline del costo di produzione e di qui lavorare per efficientare i processi e generare ulteriore valore sia per la parte agricola che per quella industriale. È già stata fatta una pre-impostazione dell’analisi anche tenendo conto di lavori simili fatti per altre filiere. Tutti gli aspetti della sostenibilità saranno alla base di questo lavoro, perché la sostenibilità che è il nostro mantra, non è solo sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica, oltre che nutrizionale e di qualità.

Poi ci sono i temi della ricerca e della comunicazione, entrambi di primaria importanza per accrescere la cultura dell’olio di qualità e della sostenibilità e contribuire a formare un consumatore consapevole. Come azienda stiamo lavorando da anni alla ricerca dei marker chimici che identificano il profilo sensoriale dell’olio extra vergine di oliva. Oltre a rappresentare un passo avanti nella valutazione sensoriale del prodotto, potranno essere uno strumento oggettivo utile alla descrizione del prodotto, oggi molto limitata dalle norme vigenti. È importante un linguaggio nuovo per l’olio d’oliva, positivo, accattivante e di facile comprensione per il consumatore.

Affinché tutti gli sforzi a monte della filiera vengano riconosciuti poi a valle, occorre una forte politica di educazione e informazione del consumatore, oltre al coinvolgimento “etico” della Gdo. Non possiamo pensare di continuare a vedere il prodotto olio extra vergine di oliva come prodotto promozionale nei volantini della Gdo o, peggio, ancora come sottocosto. Nel tavolo di filiera va inclusa la Gdo che è spesso il grande assente nei tavoli interprofessionali, in modo da condividere progetti innovativi di valorizzazione della categoria. Inoltre, vanno previste risorse per rilanciare l’olivicoltura italiana, incrementando le quantità, sì, ma seguendo logiche di innovazione, sostenibilità e competitività dei processi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *