Nato a Taranto nel marzo 1955, Pino D’Acquisto ha trascorso un’infanzia un po’ travagliata, soprattutto dopo la prematura morte del fratello. “La sua mancanza – confida – mi ha portato a chiudermi in me stesso, in un disagio che si è manifestato con un sempre crescente uso di sostanze stupefacenti”. E’ stata un’esperienza che lo ha portato a confrontarsi con se stesso, nel profondo di sé. “Dopo vent’anni trascorsi con addosso la paura di vivere, i miei genitori mi spinsero a salire a San Patrignano, dove conobbi Vincenzo. E’ stato un incontro importante: seppe offrirmi aiuto e speranza. Era il 1991! Ora – prosegue D’Acquisto – sono tornato in comunità a condividere i valori della vita con tutti coloro che non li hanno mai conosciuti”.
Quali sono i tratti migliori della sua personalità?
La comunicazione con le persone e la costanza nel perseguire gli obiettivi che mi pongo.
E le virtù che coltiva abitualmente?
La pazienza e l’essere positivo.
Quali sono invece i suoi limiti, le pecche maggiori, gli impulsi più incontrollati del carattere?
La pigrizia fisica e la permalosità con picchi di scontrosità.
I vizi invece ai quali non intende rinunciare per niente al mondo o, pur volendo, non riesce a rinunciare?
Dei tanti vizi che avevo, anche pericolosi, oggi sono contento di poter affermare di non averne.
Un ricordo della sua infanzia che ancora le torna in mente?
Giocare per “strada” con giochi che ti dovevi inventare, semplici ma fatti con amore e la voglia di condividere quei momenti assieme ai miei amici.
Ora si passa al lavoro. Da quanto, e perché, si occupa di olio?
Da quando sono stato inserito nel settore Coltivazioni presso la comunità di San Patrignano, settore che si divide in un comparto florovivaistico, orto e ulivi.
Inizialmente le mie mansioni riguardavano il sociale e l’organizzazione relativa ai ragazzi, nel tempo ho acquisito nozioni tecniche in tutti i comparti.
Crede davvero nel suo lavoro? C’è ancora in lei un senso di sano senso di entusiasmo e passione a motivarla? O qualcosa la turba e la impensierisce?
Ci credo profondamente e vorrei che l’olio Evo, che proprio quest’anno ha ottenuto la denominazione biologica, fosse riconosciuto non solo per la qualità, ma anche per il lavoro svolto da ragazzi che non credevano più in loro stessi.
Sono turbato solo quando i ragazzi si abbandonano e ricadono nella pigrizia mentale che li aveva portati a non lottare più.
Se il comparto olio di oliva non naviga in buon acque, come è ormai evidente (avendo perso valore l’olio extra vergine di oliva, e diventando di fatto, a parte le eccezioni, un prodotto commodity), lei cosa si sente di fare per reagire allo stato di immobilismo e incertezza attuali? Ha soluzioni per cambiare il corso degli eventi?
L’unica certezza che ho e su cui abbiamo costruito la nostra produzione è quella di fare olio di qualità. Sia per noi che lo produciamo che per chi lo acquista. Lavorare con gli ulivi e produrre l’olio, consente ai ragazzi di approfondire delle conoscenze che questa meravigliosa pianta ci dona.
A proposito di olio extra vergine di oliva, cosa mette al primo posto: la qualità o l’origine?
Come ho detto prima, per me è fondamentale la qualità.
L’olio da olive è un prodotto agricolo. Se tuttavia l’agricoltura è confinata in un ambito di marginalità, intravede una possibile occasione di riscatto per tale prodotto?
Assolutamente sì, in quanto noi, così come tante realtà, abbiamo impostato il nostro progetto di vita nella rivalutazione di tutto il comparto agricolo ottenendo già dei risultati eccellenti.
Se ci crede nei sogni, qual è allora quello che non ha ancora realizzato e che con ostinazione e instancabile coraggio insiste nel coltivare?
Un pensiero ricorrente è quello di realizzare un frantoio nella comunità tale da poter applicare e completare le nostre conoscenze in questo campo produttivo.
In tutta confidenza: crede sia possibile realizzare il suo sogno, o è una pura utopia che va comunque coltivata pur di sopravvivere alle proprie aspirazioni?
E chi lo sa, tutto è possibile nella vita, noi ne siamo l’esempio più concreto.
Ciascuno di noi ha uno o più miti ai quali si affida per un proprio personale punto di riferimento. Qual è o quali sono i suoi?
Vincenzo Muccioli, in quanto mi ha trasmesso come amare e rispettare la natura.
I libri (o, nel caso, il libro) che ritiene siano stati fondamentali nella sua formazione?
L’ulivo e l’olio, il volume di Coltura & Cultura a cura di Renzo Angelini
Ancora una domanda, e si chiude: si può salvare l’Italia? C’è ancora spazio per la speranza?
Sono ottimista di natura per cui…