Si parla e si scrive tanto di olio extra vergine di oliva: fa bene, è buono, è il re incontrastato a tavola e in cucina tra tutti i grassi alimentari. Sì, d’accordo, ma poi? Si trascura il fatto che ci si limita a pronunciare, quasi in stato di trance il sacro nome dell’extra vergine, quasi fosse la Madonna, ma si resta alla fine inermi e immobili, senza far nulla di concreto. Affinché non si perda mai il contatto con la realtà, ecco un’email, privata, che ho ricevuto da parte del professor Francesco Visioli. Leggete con attenzione.
Ciao Luigi, so che sei in vacanza attiva come sempre.
La novità è che stiamo per pubblicare sul British Journal of Nutrition un lavoro in cui dimostriamo che 25 ml di olio al giorno ha effetti tali da abbassare la colesterolemia e aumentare la capacità antiossidante del plasma. Sto parlando di olio di argan! Algerino.
Ma come? E l’extra vergine? Il prezioso alleato della nostra salute?
La nostra giunta si impegna su questo fronte e vi porto i saluti del sindaco e stiamo creando un altro comitato e organizziamo un convegno (ma non invitiamo Caricato che ci fa una testa così e dice che bisogna studiare a fondo e lavorare duro, no no, lasciamolo a casa, meglio parlare a vanvera che facciamo bella figura con tutti).
Il fatto è che l’extra vergine è davvero migliore, ma per dimostrarlo bisogna lavorare duro.
Oh, per ora la Spagna mi finanzia e se tutto va bene (non credo) tra due o tre anni riusciremo a produrre dati interessanti su idrossitirosolo ecc.
Tieni alta la bandiera dell’agricoltura!!
PS Ho passato parte delle vacanze col mio amico che lavora all’IFAD e che mi diceva che il futuro prossimo dell’agricoltura sono i pannelli solari. Bah.
Francesco
Caro Francesco, riprendo per intero la tua email, e la rendo pubblica per rendere partecipi le lettrici e i lettori di Olio Officina dello stato della situazione in cui noi, poveri ingenui appassionati lavoratori instancabili, ci troviamo ogni santo giorno a sbattere contro il totale e desolante disinteresse che il nostro Paese immancabilmente dimostra verso il nostro lavoro.
Disinteresse oltretutto attivo, perché non soltanto l’Italia è latitante e assente – e non soltanto per ciò che concerne la voce “agricoltura”, con tutte le produzioni alimentari che ne derivano – ma, va anche detto per dovere di cronaca, tutta quella gentaglia di basso profilo che gestisce le sorti del nostro Paese, pur nella più totale indifferenza continua comunque a muoversi esclusivamente per difendere il proprio orticello; così, pur di spartirsi prebende, la gentaglia che noi ben conosciamo cerca in tutti i modi di ostacolare ogni utile apporto da parte di chi lavora con scienza e coscienza e ancora crede in un futuro diverso per il Paese.
E che dici se anch’io, come te, lasciassi l’Italia per impegnarmi con la medesima passione in Spagna? In fondo la causa è la stessa: l’affermarsi della cultura dell’olio.
Intanto, caro Francesco, mentre noi ci scambiamo email consolatorie, e continuiamo a lavorare con passione, qualcuno, senza nemmeno far nulla, ma solo gestendo un potere consolidato, si sta arricchendo alle nostre spalle fingendosi perfino eroe e paladino della cultura dell’olio.
In che modo? Avanzando nell’indefessa e valorosa battaglia, a suon di cospicui finanziamenti pubblici, contro la nostra ormai cara e affettuosa amica mosca olearia.
Gli olivicoltori la temono, ma coloro che gestiscono i progetti per debellarla se la ridono.
E io pago! – direbbe con toni beffardi e divertiti il grande Totò.