Ne ho degustato proprio uno – ma solo qualche fetta, in verità; perché è andato subito a ruba – all’inizio di dicembre. E lo dico con estrema franchezza, non perché sia di parte: assaggiandolo mi ha davvero sorpreso, per bontà e fragranza. E’ da provare, dunque. Senza pregiudizi. Già, perché in tanti, quando sentono che tra gli ingredienti di un dolce compare l’olio extra vergine di oliva, pensano subito si tratti di qualcosa di poco invogliante, di sano e salubre sì, ma di poco gustoso: ma non è così. Provare per credere! Anzi. Quello che ho degustato, in particolare, è stato tra l’altro prodotto da un’azienda alquanto nota, specializzata in specialità dolciarie.
Si chiama “Il dolce di Natale”, ma non viene riportata l’indicazione, più esplicita e ovvia, di “panettone”.
A offrirlo in degustazione, in occasione del grande evento del 2 dicembre scorso, l’Assoproli di Bari, che ringrazio.
In etichetta l’orgoglioso rimando all’olio extra vergine ottenuto da sole olive Coratina, una varietà che vanta una storia memorabile, e che ha fatto e continua a fare la fortuna di tanti oli, meno vitali, del resto d’Italia.
Tanta fortuna, perché si tratta di una cultivar potententemente espressiva, di grande personalità, e perciò salvifica, perché dona fragranza e corpo a oli spenti o privi di quella formidabile carica fenolica che, ad averla, significa poter disporre di un ricco bagaglio di molecole antiossidanti, con i benefici che si possono ben immaginare.